Torta all’arancia amara Gluten Free
5 marzo 2016 § 8 commenti
L’arancio amaro,
Citrus aurantium, è un antico albero da frutto conosciuto anche come melangolo, è assai più rustico di quello dolce e infatti viene coltivato e usato come portainnesto per molte varietà di agrumi e i suoi frutti sono prevalentemente consumati dall’industria alimentare e farmaceutica. Anche in assenza di frutti, l’arancio amaro è facilmente riconoscibile in quanto il picciolo della foglia è “alato”, presenta infatti due piccole e sottili escrescenze, del tutto simili a foglioline, che ricordano due ali (vedi foglia in primo piano della foto qui sotto).
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The bitter orange tree, Citrus aurantium, is an ancient fruit tree also known as melangolo, it is much more rustic than the sweet one and it’s grown and used as a rootstock for many varieties of citrus and its fruits are mainly used by food and pharmaceutical industries. Even in the absence of fruits, the bitter orange tree is easily recognizable since the stalk of its leaf is “winged”, it has two small, thin growths, similar to leaves, which resemble two small wings (see leaf in the foreground in the photo below).
In Riviera, per tradizione, sono molti gli alberi di arancio amaro coltivati nei giardini. A fine inverno sono ancora carichi di frutti perchè ormai in pochi si dilettano nella preparazione di confetture e marmellate. Ogni tanto arriva qualche arancia in regalo, ne basta anche solo una per preparare una buona torta di cui conservo gelosamente la ricetta regalata da una cara amica. Ottima cuoca e attenta mamma, per la salute delle sue bimbe ha imparato a cucinare gluten free, questa torta infatti non prevede l’uso della farina. Le bimbe, sono ora giovani donne e questa ricetta, come tante che ho raccolto negli anni, porta con sé un dolce ricordo!
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In the Riviera, by tradition, there are many bitter orange trees grown in gardens. In late winter they are still laden with fruits because nowadays only few people revel in the preparation of jams and marmalades. Every now and then i get some oranges as a present, it only takes one to prepare a good cake whose recipe, donated to me by a dear friend, I preserve jealously. Excellent cook and attentive mother, for the health of her girls she learned to cook gluten free, therefore this cake does not contemplate the use of the flour. The girls are now young women, and this recipe, as many that I have collected over the years, brings a sweet memory with itself!
• 1 arancia amara non trattata
• 200 zucchero (io utilizzo quello di canna)
• 200 mandorle tritate
• 4 uova
Cuocete l’arancia intera e con tutta la buccia, in acqua bollente fino a quando diventa molla, occorrerà circa mezz’ora. Fate raffreddare, tagliatela a metà e dopo averla privata dei semi, frullate grossolanamente. In una terrina mescolate a mano lo zucchero con i rossi d’uovo, aggiungete le mandorle tritate, l’arancia frullata ed infine i bianchi montati a neve ben ferma. Versate il preparato in una teglia apribile di 20 cm di diametro il cui fondo avrete foderato con la carta da forno (operazione necessaria perché l’impasto della torta, anche quando cotta è umido). Infornate a 200° per circa 25 minuti. La torta conserva un po’ dell’amaro dell’arancia, eventualmente aggiungete un po’ di zucchero…
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• 1 untreated bitter orange
• 200 gr sugar (I use brown sugar)
• 200 gr smashed almonds
• 4 eggs
Cook the orange in boiling water until it becomes soft, it will take about half an hour. Let cool, cut it in half, and after having taken off the seeds, coarsely whisk it. In a bowl mix by hand sugar with egg yolks, then add the mashed almonds, the pureed orange and finally the egg whites beaten until stiff. Pour the mixture into an openable baking tin of 20 cm in diameter whose bottom you’ll have wrapped with baking paper. Bake at 200 degrees for about 25 minutes. The cake retains a bit of the orange’s bitterness, if necessary add a little sugar …
Attendete che sia completamente fredda e servite dopo avere spolverato la superficie della torta con zucchero a velo.
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Wait until it is completely cool and serve after having dusted the surface of the cake with icing sugar.
Antichi Frutti d’Italia
27 settembre 2013 § 3 commenti
Autunno appena iniziato,
fino ai primi geli è il momento in cui la terra può accogliere le nuove piante così che a primavera possano già essere forti e pronte per affrontare una nuova stagione vegetativa. Appassionati e giardinieri sfogliano cataloghi e affollano le mostre di giardinaggio e gli eventi dedicati.
Questo fine settimana 28 e 29 settembre, Celle Ligure ospita Fiori Frutta Qualità l’evento ortoflorovivaistico che per il sesto anno organizzo per il mio Comune. Il tema di questa edizione sarà dedicato ai ‘Frutti Antichi’, quelli della nostra tradizione, in particolare la Susina dal Collo storto, la Pera delle olive e l’Albicocca di Valleggia, piccola e tigrata, dopo che la si assapora difficilmente si scorda il suo gusto.
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Autumn has just begun, up to the first frosts is the right time for the soil to welcome the new plants so that in spring they can already be strong and ready to face a new growing season. Lovers and gardeners browse catalogs and crowd exhibitions and events dedicated to gardening.
This weekend 28 and 29 September, Celle Ligure (in the district of Savona, In Liguria) harbors Fiori Frutta Qualità (Flowers Fruit Quality) the event dedicated to vegetable gardens, flowers and vivarium I have been organizing for the last six years in the account of the municipality of the village i live in. The theme of this edition will be Ancient fruits, those of our tradition, especially the Susina dal Collo storto, the Pera delle olive and the Albicocca di Valleggia, small and brindle, very difficult to forget after having tasted it.
Vi aspetto assieme ai circa 100 espositori che animeranno il centro storico della nostra bella cittadina rivierasca. Neanche la pioggia prevista dal meteo ci fermerà, noi saremo pronti, voi portate l’ombrello…
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I’ll be waiting for you along with about 100 exhibitors who will enliven the historical center of our beautiful Riviera’s village. Not even the forecasted rain will stop us, we will be ready, you bring an umbrella…
Stesso fine settimana, una regione e “qualche kilometro” più ad est, come scenario uno dei più tipici borghi del Montefeltro dell’entroterra riminese, in Valmarecchia, si svolge una manifestazione che per affinità all’evento ligure mi attrae molto, Gli Antichi Frutti d’Italia s’incontrano a Pennabilli.
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Same weekend, a region and about 400 kilometers further east and one of the most typical boroughs of the Montefeltro as scenario, in the valley Valmarecchia, in the area around Rimini, will take place a show that attracts me a lot for its affinity to the Ligurian event. Gli Antichi Frutti d’Italia s’incontrano a Pennabilli.
La frutta antica, anche a Pennabilli è protagonista, l’evento, anch’esso giunto alla sesta edizione, è stato creato dall’immaginazione del celebre poeta romagnolo Tonino Guerra, per celebrare i doni della terra e riscoprire i sapori di un tempo.
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Where the fruits, also in Pennabilli, are the protagonist, the event, which is also at its sixth edition, was created by the imagination of the famous poet Tonino Guerra, to celebrate the gifts of the earth and rediscover the flavors of the past.
Peperoncino, patate e pomodori, fagioli e granturco saranno i protagonisti, si incontreranno nell’ Orto dei frutti dimenticati nato venti anni fa, e progressivamente arricchito di arbusti e piante di frutti antichi, sarà teatro a partire dalle ore 15,00 di sabato 28 e nelle due giornate, di un ampio programma con seminari, mercato artigianale, laboratori di tintura naturale, cucina, intreccio con vimini, spettacoli teatrali e tanto altro.
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Hot peppers, potatoes and tomatoes, beans and corn will be the protagonists and will meet in the ‘Orto dei frutti dimenticati’ (Garden of Forgotten Fruits) which will be the scene, from 3 p.m. on Saturday 28th on for two days of seminars, craft market, natural dyeing workshops, cooking, weaving with rattan, theater and much more.
Un’ albicocca narrata dalla penna del celebre poeta è il fil rouge che ha stuzzicato la mia curiosità, purtroppo non potrò essere presente in due posti in contemporanea, Celle Ligure e Fiori Frutta Qualità mi chiamano all’appello ma agli amici che abitano nelle feconde terre di Romagna raccomando una visita a Pennabilli! Mi racconterete?
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An apricot narrated from the pen of the famous poet is the common thread that piqued my curiosity. Unfortunately I cannot be in two places at the same time, Celle Ligure and Fiori Frutta Qualità call me to the appeal, but I recommend a visit to Pennabilli to the friends who live in the fertile lands of Romagna! Will you tell me all about it?
Fiori Frutta Qualità
Comune di Celle Ligure (SV)
Ufficio IAT 019 990021
www.fiorifuttaqualita.it
fiorifruttaqualita@libero.it
Associazione Culturale Tonino Guerra
Via dei Pensieri Sospesi 4, 47864 Pennabilli (RN)
Tel e Fax +39 0541 92 88 46
www.toninoguerra.org
associazionetoninoguerra@gmail.com
per strutture ricettive in Romagna:
http://www.info-alberghi.com/
frutti antichi: Susina dal collo storto
18 settembre 2012 § 42 commenti
Susina Basaricatta
“La Basaricatta è una razza spontanea, che viene di pollone, e che perciò si può moltiplicare senza ricorrere all’innesto. […]
Il frutto è oblongo, ovato alla cima, un poco rilevato nel mezzo, e degradante verso il picciuolo in un collo cilindrico e ritorto che l’assomiglia un poco agli acini dell’uva galletta.
È composto di una polpa gialla, consistente, carnosa, coperta da una buccia di color oro, velata da un poline bianco che sparisce toccandola, e che lascia perciò come tigrata di giallo e di bianco.
Il nocciolo conserva la medesima forma: è lungo e ritorto, ma piatto, e sottile, e ignoro se riproduca la varietà.
Il gusto di questa Susina è dolce e grazioso, e la sua polpa, sebbene carnosa, non è senza sugo; […]”
brano tratto da Pomona Italiana di Giorgio Gallesio.
acquarello Simonetta Chiarugi
La marmellata è un pretesto per raccontare di una susina tipica delle nostre zone semplicemente chiamata Collo storto.
Questa varietà (Prunus ligustica) è stata lungamente studiata nell”800, dal botanico finalese Giorgio Gallesio. Di buccia fine con tonalità giallo-arancio, presenta la forma allungata a goccia simile ad un fiaschetto, è apprezzata per la sua dolcezza e aromaticità.
ma quanto sono belli i suoi semi???
Tre chili sono arrivati in regalo da Elisa e con l’antica e infallibile ricetta della mamma di Caterina, ho preparato un’ottima marmellata dal lieve sentore di albicocca, caratteristica molto apprezzata di questa preparazione.
Marmellata di Susina dal Collo storto
- 1 chilo di susine pulite e private del nocciolo
- 600 gr di zucchero
- 1 limone
- 3 mele (pectina naturale); io ho usato quelle del mio albero quasi selvatico che quest’anno ha prodotto in grande abbondanza.
Cuocere fino ad ammorbidirle le susine e le mele sbucciate e tagliate a fettine sottili. Passare il tutto al passaverdura, in seguito aggiungere zucchero e il succo del limone.
Fate bollire a fuoco allegro mescolando spesso per circa 20-30 minuti fino a fare addensare al punto giusto.
Prova piattino precedentemente messo in freezer a raffreddare…
Travasate la marmellata ancora bollente nei vasetti sterilizzati, che andranno capovolti fino al completo raffreddamento.
L’etichetta è sempre questa, la potete stampare cliccando qui.
Sono felice sia entrata nelle case di tanti amici che seguono il blog.
Grazie a Marina, Maria Assunta, Lolle, Maria Grazia, Simonetta ed Elisa per aver condiviso il risulato delle loro buone e sane preparazioni casalinghe sottolineato dalle mie etichette!
E’ una delle vecchie varietà di susine liguri tramandate nei frutteti familiari a tutela della biodiversità agraria.
Localmente non viene innestata ma si moltiplica per pollone.
Il Susino dal collo storto non ha bisogno di cure particolari, di pochissime esigenze produce abbonanti frutti nel mese di agosto, facili inoltre da raccogliere in quanto l’albero non supera solitamente i due metri di altezza.
Sono rare le coltivazioni specializzate, in Liguria è a volte commercializzata da innesto, presso consorzi agricoli e vivai specializzati.
frutti antichi: Susino regina Claudia
8 agosto 2011 § 6 commenti
La Claudia è la regina delle Susine.
Bella nelle forme e di colorito modesto ma gentile, essa le supera tutte in delicatezza, in abbondanza di sugo, ed in sapore. […]
Il frutto è rotondo, di una grossezza mezzana, tagliato da una suttura marcata, e pendente da un picciuòlo piuttosto corto. La buccia è sottile, verdastra, e sfumata da una velatura di rosso dal lato del Sole. La polpa è fina, delicata, e piena di un sugo abbondante e saporitissimo. […]
brano tratto da Pomona Italiana di Giorgio Gallesio.
Come non essere tentati, dopo tale lettura, dal desiderio di possedere nel proprio giardino-frutteto un albero di susino Regina Claudia, ancor più dopo averne assaporato i sui frutti?
La storia ci tramanda che é una varietà molto apprezzata già dal 1500 e deve il suo nome alla Regina Claudia, moglie di Francesco I, alla quale fu dedicata. Dalla Francia è poi migrata ai nostri frutteti.
Il mio Susino Regina Claudia deve contendere i raggi del sole rubati dai più imponenti Carpinus betulus che prepotenti lo attorniano. Fortunatamente è un albero da frutta adatto anche a condizioni di luce più disagiate ma ama terreni freschi e ben concimati.
Quest’anno, per un benevolo incrocio di condizioni naturali ho potuto usufruire di un ottimo ed abbondante raccolto!
brevi note colturali:
Per un buona produzione fruttifera occorre intervenire con potature mirate (a fine inverno quando non sussistono più pericoli di gelate), non troppo invasive.
Come per tutti gli alberi e arbusti vale la regola di asportare i rami secchi o rotti, tagliando poi quelli che crescono orientati verso il centro della pianta ed i ricacci verticali interni, in ultimo elimineremo quelli che ne incrociano altri o che crescono paralleli o troppo ravvicinati tra loro.
Il Susino Regina Claudia è una pianta che ha tendenza a fruttificare sui brindilli, durante la potatura perciò occorre fare attenzione a non eliminarli. I brindilli sono rami sottili e lunghi, di un anno di età che si dipartono dal ramo principale che se quest’ultimo è troppo vigoroso si formano difficilmente.
In questo caso è bene prevedere ad una potatura di ritorno.
Poichè la pianta tende a crescere in altezza inoltre, occorre portare in orizzontale i rami flessibili (legando ad essi un peso con una corda…) per favorire la formazione di più brindilli e la conseguente migliore produzione fruttifera.
frutti antichi: Albicocca di Valleggia
2 agosto 2011 § 8 commenti
poche ma buone!
In un’annata agricola che in riviera si è rivelata avara di frutta ma nell’entroterra, complice forse una piovosa primavera, ha regalato copiosi raccolti, finalmente ho potuto gustare delle ottime albicocche.
Un piccolo albero di albicocche da tempo è presente nel bosco-giardino.
E’ stata scelta la migliore qualità della zona del savonese, l’antica rinomata Albicocca di Valleggia. Dopo tanti anni l’albero è cresciuto ben poco, grandi cure e attente potature, non hanno apportato alcun miglioramento. Il terreno argilloso ben si adatta alla varietà, non altrettanto, evidentemente, le gelate invernali.
Dell’Albicocca di Valleggia esiste traccia già dalla prima metà dell’800, è pianta vigorosa, longeva e rustica, presente nelle zone della riviera ligure e nel suo primo entroterra fino ai 300 mt. E’ troppo chiedere di sopportare i freddi inverni dei 400 mt del mio bosco-giardino!
Dopo annate nelle quali abbiamo saggiato un’esilissima produzione, quest’anno l’alberello si è prodigato in un buon raccolto degustativo.
Per noi che abitiamo questa parte della riviera ligure, l’albicocca è indissolubilmente legata al nome di Valleggia. Difficile consumare altre varietà dopo aver assaggiato la “valleggina”, di taglia piccola, colore intenso, dalla caratteristica picchiettatura marrone, dallo scorso anno ha ottenuto l’ambito riconoscimento di SlowFood che l’ha inserita tra i presidi regionali.
Il 24 -25 settembre, si svolgerà Fiori Frutta Qualità, evento ortoflorovivaistico e di biotecnologie che ho ideato e da 4 anni organizzo per il Comune di Celle Ligure, tra gli espositori potrete trovare la cooperativa Le Riunite, che da anni seleziona e tutela la migliore varietà di Albicocche di Valleggia contraddistinte da un logo di riconoscimento di qualità.
preziose perle di bosco
20 giugno 2011 § 9 commenti
Il mio interesse verso la coltivazione del Ribes
è stato destato in parte dalla lettura del bellissimo libro
“Guida all’autosufficienza”di John Seymour.
L’autore decanta le molteplici doti di questo piccolo frutto, non ultima la sua facilità di coltivazione anche per l’orticoltore principiante. Suggerisce in particolar modo:” Il Ribes nero è robusto, prolifico, nutriente (forse la migliore fonte di vitamina C che potete trovare) e si conserva facilmente.”
Il Ribes era coltivato storicamente in tutti gli orti del nord Europa per sopperire al fabbisogno vitaminico esaurito nel combattere i malanni provocati dal freddo invernale. Mi piaceva l’idea di avere un frutto di facile coltivazione con così tante virtù. Sono due anni che ne coltivo entrambe le specie. Ho piantato i miei ribes sotto ai castagni che ne garantiscono ombra e riparo dai venti.
Il Ribes rosso tuttavia consumato fresco è molto asprigno e il Ribes nero fortemente aromatico ma la combinazione delle due varietà si trasforma in un eccellente marmellata che ne conserva, anche se diminuite, tutte le proprietà.
Brevi note colturali:
Il Ribes fa parte della famiglia delle Grossulariaceae, è una pianta in grado di adattarsi a quasi tutti i tipi di terreno preferendo quello argilloso, non gradisce posizioni troppo soleggiate e ama un clima temperato e abbastanza fresco. E’ resistente alle malattie ed è di facile moltiplicazione tramite talea prelevata nel momento della potatura che è differente per le due principali specie.
Ribes nigrum fruttifica su legno nuovo, vengono perciò eliminati a fine autunno tutti i rami che hanno fruttificato. Potare i nuovi rami principali a metà lunghezza e gli altri a 1 cm da dove spuntano.
Ribes rubrum fruttifica sui nuovi getti del vecchi rami che non andranno perciò tagliati. Tuttavia è opportuno praticare una potatura estiva di riduzione dei rami nuovi.
fragole nell’orto
25 Maggio 2011 § Lascia un commento
Illustrazioni botaniche con vecchie varietà di fragole di inizio del 1900 e cenni di coltivazione per una ‘fragolaia’ domestica
Leggi il mio post su L’orto di Michelle
errori da evitare
29 novembre 2010 § Lascia un commento
Mai far visita ad un vivaio impreparati su un acquisto soprattutto se si tratta di un albero!
Giovedì scorso mi sono recata presso un vivaio specializzato in alberi da frutta per accompagnare mio padre che doveva ritirare alcune piante prenotate tempo prima. Le cataste ordinate di alberi cartellinati in attesa di “fissa dimora” sono state un richiamo irresistibile.
Per ingordigia, in un attimo balena il desiderio di un albero di albicocche. In effetti avevo già da tempo pensato di sostituire o meglio integrare i due poveri esemplari di albicocca di Valleggia, che piantati da circa 15 anni ma lontani dalla loro terra di origine e a 420 mt. di altitudine stentano alquanto nella produzione frutticola (a dir tanto in totale 1 Kilo!).
Mi era stata suggerita la Bella di Imola, varietà resistente a climi più rigidi.
Non so come è successo, sono uscita dal vivaio con un albicocco dall’evocativo nome “Flavorcot”. Troppo tardi per ripensamenti.
A casa ho fatto alcune ricerche in internet che un poco mi hanno rassicurata.
E’ presente anche nella lista delle piante segnalate da RHS (Royal Horticultural Society).
Sembra che il mio albero Prunus armeniaca ‘Flavorcot’ (syn. ‘Bayato’) sia il prodotto di accurate selezioni, con tanto di marchio registrato. E’ autofertile e produce un abbondante raccolto di frutta dalla forma oblunga di pezzatura media e con ottimo sapore. Adatto anche per confetture.
Altro errore, avrei dovuto scavare la buca con almeno un paio di mesi di anticipo per fare areare il terreno. Ma non avendolo messo in preventivo…
Preparata per bene la sua dimora l’ho comunque piantato per tempo, si dice che a Santa Caterina, il 25 novembre, sia un giorno speciale per piantare.
In Francia hanno un bellissimo proverbio:
à la Sainte-Catherine tout bois prend racine!
Si dice anche che a Santa Caterina la neve si avvicina. Così quest’anno è stato.
Appena in tempo e il mio albero è già avvolto dal suo primo manto di neve.